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La moda usa e getta o fast fashion è un sistema lineare che non prevede il ricilo o riutilizzo dei capi, tutto dovuto al fatto che la disponibilità è enorme e i prezzi sono bassissimi. In questo modo la vita dei capi è di una stagione, in alcuni casi anche meno.
Il costo del capo non deve essere valutato soltanto in base ai materiali e alla manodopera (spesso sottopagata) ma anche in base al costo per l’ambiente.
Negli ultimi giorni anche sulle testate giornalistiche nazionali ( qui l’articolo sul sito rainews) si è parlato delle discariche presenti in tutto il mondo.
Discariche dove finiscono gli abiti che sono gli scarti dell’industria della moda. In Cile ad esempio, diventato polo internazionale per la raccolta dei capi invenduti, prodotti in Cina, in Bangladesh e provenienti da Asia, Stati Uniti ma anche dall’Europa.
Delle circa 59000 tonnellate di vestiti che arrivano ogni anno una parte finisce nei negozi del Cile come abiti usati ma molti rimangono invenduti (circa 39000 tonnellate) e finiscono in queste discariche nel diserto.
Non si tratta certo di un segreto di stato, anzi. Si tratta di una verità abbastanza lapalissiana, che sta sotto gli occhi di tutti. Basta scorgersi un poco per poterla osservare: se, ogni anno, comprassimo collettivamente, qualcosa come 80 miliardi di nuovi capi di abbigliamento, ne dovremmo poi buttare, per fare spazio negli armadi, praticamente la stessa identica quantità. È un gioco a somma zero o se preferite una mera questione di spazi.
The True Cost. Il prezzo della moda
È da questa considerazione che nasce e prende forma The True Cost, un documentario scritto e prodotto negli USA e totalmente incentrato sul mondo della moda. Si tratta di un’inchiesta che cerca di rispondere a una domanda apparentemente semplice: chi è che paga davvero il prezzo per il nostro abbigliamento? A volte, scopriremo guardando il documentario, l’essere umano nella sua accezione di homo-consumatore, può essere davvero il peggior nemico di se stesso. Secondo The True Cost, viviamo acquistando qualcosa come il 400 per cento in più di abbigliamento di quanto abbiamo fatto negli ultimi venti anni! Le cause? Sono molteplici e tutte ben spiegate all’interno del documentario. Certamente la maggior di parte di esse sono da ricercare nella caduta dei costi di produzione (e di conseguenza di acquisto) dei capi d’abbigliamento.
Da un grande consumo derivano grandi responsabilità
Ovviamente questo massiccio consumo porta con sé delle conseguenze che si rivelano in diversi modi in tutto il mondo, si pensi ad esempio allo sfruttamento della mano d’opera nei paesi in via sviluppo, e il documentario cercherà di svelarcele. “Sono dell’opinione che che dopo ogni grande cambiamento, in qualsiasi settore esso avvenga, ci voglia del tempo per comprendere prima e studiare poi cosa è realmente accaduto”. A dirlo è Christina Dean, fondatore e CEO di Redress, un’organizzazione che focalizza il proprio core business sulla promozione della sostenibilità ambientale nell’industria della moda. Prosegue la Dean: “Penso che ora sia necessario e inevitabile un cambiamento, perché non si può negare che l’industria della cosiddetta fast fashion sta avendo un impatto enorme sui paesi in via di sviluppo”.
80 chili di rifiuti tessili in un anno
The True Cost sottolinea come il cittadino americano medio sia in grado di gettare circa 80 chili di rifiuti tessili ogni anno. Questa cifra, moltiplicata per tutti i cittadini statunitensi significa oltre 11 milioni di tonnellate di rifiuti in più soltanto negli Stati Uniti d’America. La maggior parte di questi tessuti inoltre non sono biodegradabili e per questo rimarranno accumulati nelle discariche per un periodo di tempo indeterminabile ma che si può stimare attorno ai duecento anni, oltre che impattare l’ambiente con l’immersione di gas nocivi nell’aria.
“Basta posare il proprio sguardo dentro una discarica” aggiunge la Dean, “per verificare personalmente come la quantità di abiti e tessuti gettati via sia in costante aumento, sopratutto nel corso degli ultimi dieci anni , come una sorta di coda lunga e sporca nel settore della fast fashion”.
La fast fashion, la moda dello spreco è la tendenza da cui prende forma The True Cost, un documentario inchiesta totalmente incentrato sul mondo della moda.
No alla moda dell’usa e getta
Secondo Lucy Siegle, il produttore esecutivo di The True Cost, pur sapendo che la nostra società sta esaurendo molte delle nostre risorse naturali e pur conoscendo l’imminente necessità di rendere il mondo un luogo migliore dove vivere, partendo magari proprio dall’ambiente che ci circonda, i consumatori continuano a sostenere la fast fashion. “In questo modo” dice la Siegle “ci avviciniamo sempre di più al declino della nostra specie e metaforicamente gettiamo nel cestino anche gli ultimi residui di natura incontaminata e non curandocene sembriamo decisi a continuare a produrre sempre più materiali usa e getta. Non ha senso. La moda non deve mai e poi mai essere pensata come un prodotto usa e getta”.
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